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COP27: il vertice di Sharm el Sheik sancirà un fallimento o un rilancio nella lotta al cambiamento climatico?

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Su una cosa i ricercatori di tutto il mondo sono d'accordo: non si è sulla strada giusta per fermare il riscaldamento globale

Sharm el-Sheikh - 7 novembre 2022 _ Sta per iniziare nella nota città turistica  in Egitto, che si affaccia sul Mar Rossi, per il vertice annuale delle Nazioni Unite sul clima.

I ricercatori, gli attivisti delle più importanti associazioni ambientaliste  e le stesse Nazioni Unite sono d'accordo su una cosa: il mondo è ancora selvaggiamente fuori strada rispetto all'obiettivo di fermare il riscaldamento globale e prevenire le peggiori conseguenze di una crisi climatica.

Nelle prossime due settimane, i negoziatori di quasi 200 paesi si confronteranno, discuteranno, magari troveranno un accordo o forse no alla COP27. Uno degli obiettivi di questa conferenza è determinare la via giusta per una energia pulita, poiché la temperatura media globale è già salita di 1,2 gradi Celsius dalla rivoluzione industriale.

Negozieranno per porre fine all'uso del carbone, il combustibile fossile più inquinante, che ha visto una rinascita negli ultimi mesi ( per necessità) in alcuni paesi durante la guerra in Ucraina, e cercheranno di escogitare un sistema per dirottare risorse finanziarie cospicue per aiutare le nazioni più povere del mondo a riprendersi dai primi imponenti disastri determinati dal cambiamento climatico.

Probabilmente tutto ciò è già in ritardo rispetto però alle necessità del Pianeta: i rapporti scientifici degli ultimi anni sono unanimi nel chiarire che il tempo sta scadendo e i leader mondiali dovrebbero rendersene conto e correre ai riparti per attuare una vasta revisione della politica energetica a livello globale. Il rischio , che oramai non è più un rischio ma quasi una certezza è che la temperatura superi di un grado e mezzo Celsius, la soglia limite.

In definitiva, il mondo ha bisogno di ridurre quasi della metà le sue emissioni di combustibili fossili entro il 2030 per evitare l'aumento di 1,5 gradi, una prospettiva scoraggiante per le economie ancora fortemente legate al petrolio, al gas naturale e al carbone.

"Nessun paese ha il diritto di ignorare il rischio del cambiamento climatico ed essere al di fuori delle regole che decideremo ", ha detto ai giornalisti l'inviato statunitense per il clima John Kerry. "Gli scienziati ci dicono che ciò che sta accadendo ora: l'aumento del calore estremo, il clima estremo, gli incendi, le inondazioni, il riscaldamento dell'oceano, lo scioglimento dei ghiacci, il modo straordinario in cui la vita è gravemente influenzata dalla crisi climatica peggiorerà se non affrontiamo questa crisi in modo unitario  e lungimirante”.

 

Ludovico Tallarita

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